Temperatura vino rosso: a quale conservarlo e servirlo

La temperatura di servizio di un vino rosso o di un vino bianco è un elemento chiave per una degustazione a regola d’arte: ogni vino, infatti, va servito a una temperatura specifica, capace di esaltarne al meglio il bouquet di profumi, la corposità e il sapore.

Una corretta temperatura del vino rosso è fondamentale per conservare tutte le caratteristiche organolettiche del vino. Variazioni di temperatura, anche di qualche grado, possono amplificare le sensazioni olfattive o il gusto verso una maggiore piacevolezza del vino o, al contrario, danneggiare una bottiglia pregiata, compromettendone le caratteristiche organolettiche che sono state sapientemente prodotte durante l’affinamento in botti pregiate.

Per valutare a che temperatura conservare il vino rosso può essere utile tenere a mente i seguenti principi:

  • le temperature più alte esaltano la morbidezza e la corposità del vino;
  • le temperature più basse affinano la percezione della sapidità e della dolcezza del vino.

Nel caso del vino rosso, questo fattore è ancora più importante, in quanto si tratta di vini dal bouquet ricco e intenso e con un elevato concentrazione di tannini, che può essere sensibilmente influenzata dalla temperatura.

Vino rosso: temperatura di servizio e di conservazione

La temperatura di servizio è la temperatura ideale a cui servire il vino rosso, ossia quella che maggiormente riesce a esaltare le qualità della bottiglia ed è indicata sull’etichetta.

La temperatura di conservazione è invece quella a cui conservare il vino quando non viene servito durante i pasti. Questa non sempre coincide con la temperatura ambiente. In inverno e in estate, infatti, latemperatura ambienteè ben lontana dai 20° standard a cui si fa riferimento quando si parla di vino rosso e temperatura consigliata. In questi casi, in estate potrebbe essere necessario un breve passaggio della bottiglia in frigorifero per riportare il vino alla temperatura ideale.

I vini andrebbero in realtà sempre conservati a temperatura controllata, ad esempio in una cantinetta per vino, per evitare sbalzi termici dannosi quanto l’umidità e l’azione della luce diretta. È consigliabile impostare latemperatura del vino rosso in cantinettatra i 12°C e 16°C.

A che temperatura si beve il vino rosso?

  • I vini rossi corposi, con una struttura importante e un elevato tasso di tannini, si servono a una temperatura di 16-18°C, ossia la temperatura ideale per mantenere il giusto equilibrio tra morbidezza e durezza e per valorizzare l’ampio bouquet di profumi che vini così corposi racchiudono;
  • i vini rossi mediamente strutturati si servono invece a una temperatura leggermente inferiore:14-16°C;
  • i vini rossi giovani o i vini novelli, infine, si servono a una temperatura di 13-14°C.

Quale vino rosso va in frigo?

Alcune tipologie di vino rosso esprimono al meglio le proprietà organolettiche grazie a un breve stazionamento in frigorifero, soprattutto in quei periodi dell’anno in cui le temperature possono superare i 20°, ossia la soglia oltre la quale le proprietà dei vini rossi, in particolare la dolcezza e la gradazione alcolica, potrebbero essere alterate dal calore.

In estate si prediligono vini rossi freschi e leggeri, con una modesta presenza di tannini, un complesso bouquet floreale e un buon grado di acidità che possono essere ulteriormente esaltati da un breve passaggio in frigorifero prima della degustazione. Tra questi troviamo, ad esempio, lo Stilnovo, un vino rosso fresco e leggero, con note fruttate che stuzzicano il palato e la presenza di tannini appena percepibile, da portare in tavola con una temperatura di servizio di 16-18°C.

Temperatura ideale del vino rosso Banfi

Nell’ampio ventaglio dei vini prodotti da Banfi – ventaglio che continua ad ampliarsi grazie alla profonda conoscenza del territorio e alla ricerca continua – Banfi vanta diverse bottiglie di vini rossi. Ecco una panoramica della temperatura ideale dei vini rossi Banfi più apprezzati.

Il Rosso di Montalcino, dalla struttura complessa e ben bilanciata, dal finale persistente e dalla spiccata acidità, ha una temperatura di servizio suggerita di 16°C che permette di esaltare i sentori di mora e lampone impreziositi da note di caffè e tabacco che caratterizzano questo vino.

Anche il Brunello di Montalcino, con il suo profumo dolce e fruttato, arricchito da note di tabacco da pipa e con la sua struttura viva e potente, viene servito alla temperatura di 16-18°C. Si rafforza così il perfetto bilanciamento già presente in bottiglia tra la morbidezza dei tannini e l’acidità persistente di questo vino rosso.

Il vino Centine Toscana IGT, realizzato con un blend di varietà rosse di eccezionale pregio, ha una struttura piena e rotonda, con un finale molto equilibrato; il suo complesso bouquet di profumi, una sapiente fusione di note dolci e speziate, viene esaltato da una temperatura di servizio del vino rosso di 16°C.

La freschezza acida del vino rosso L’Altra raccomanda una temperatura di 16°C che, come accade per tutti i vini rossi di media struttura, è la temperatura ideale per esaltare la dolcezza dei tannini e lasciar fiorire i sentori floreali di viola di questo vino.

Anche il Belnero, un rosso dall’aroma intensa ed elegante, con note di frutta matura e vaniglia, sprigiona il suo delicato profumo a una temperatura di 16°C.

In conclusione, raccomandiamo sempre di seguire le indicazioni dell’etichetta o i consigli del produttore per individuare la giusta temperatura del vino rosso.

Dove dormire in un castello?

Vivi l’esperienza unica del pernottamento in un castello: scopri subito la lista dei luoghi più belli dove dormire in Toscana.

Esperienze uniche: dove dormire in Toscana

Dormire in un castello medievale è un’esperienza romantica e alternativa, ad esempio per festeggiare un anniversario o un’altra occasione speciale. La Toscana è una delle mete più ambite per questo tipo di soggiorni, grazie alla bellezza del paesaggio e alla presenza di numerosi e incantevoli borghi medievali, piccoli gioielli arroccati sulle colline e circondati da prati verdi coltivati a vigneti.
Il paesaggio toscano è infatti, sia per la sua conformazione geografica che per la sua storia, ricco di castelli, avamposti e fortezze che negli ultimi anni sono stati ristrutturati e trasformati in resort, ideali per chi vuole soggiornare in un castello e riscoprire i valori e le bellezze di queste terre.
E proprio dal desiderio di riportare alla luce le meraviglie storiche e naturalistiche di questi piccoli borghi e dalla visione pionieristica e lungimirante che nasce Castello Banfi Il Borgo.
Nell’incantevole borgo di Poggio alle mura è possibile alloggiare in alcuni spazi di un autentico castello medievale e immergersi in un’atmosfera da favola.

Pernottamento in castello: cosa aspettarsi

L’aspetto più affascinante di un pernottamento in castello è quello di trovarsi in una cornice unica, antica e suggestiva, che richiama gli splendori del passato. Le sagome delle torri che svettano contro il cielo azzurro della Toscana, le stradine tortuose che portano all’ingresso del castello, la vista sulle colline e sui vigneti sono lo sfondo ideale per un soggiorno unico nel suo genere.

Comfort e lusso in una cornice da favola

Soggiornare in un castello è anche sinonimo di lusso, ricercatezza, cura dei dettagli e assistenza eccellente per gli ospiti: resort come quello di Castello Banfi offrono tutti i comfort di una struttura ricettiva di lusso con il vantaggio di trovarsi in una cornice magica e suggestiva.

Dall’allestimento delle camere dell’Hotel Il Borgo, rimodernate e arredate con stile, ai pasti serviti all’ombra del castello nel Ristorante La Sala dei Grappoli, dall’accoglienza impeccabile alle degustazioni dei prodotti tipici della zona, tutto è studiato con cura per regalare a chi sceglie di dormire in un castello un’esperienza indimenticabile.

Esperienze fuori dal castello

Ma la magia di un week end di un castello in Toscana si estende anche al territorio circostante: oltre al relax in un ambiente elegante, raffinato e in perfetta armonia con la natura circostante, Castello Banfi  offre la possibilità di esplorare le colline toscane con escursioni e visite guidate tra gli incantevoli paesaggi che circondano il castello. E ancora, tour enogastronomici presso le aziende locali o wine tour.

Castello di Poggia alle Mura di Banfi

Presso il Castello Banfi è possibile vivere tutte queste esperienze, insieme all’ospitalità e all’eccellenza che caratterizza l’azienda vinicola Banfi.

Gli spazi comuni

Gli spazi comuni sono stati pensati per offrire agli ospiti sia momenti aggregativi che momenti di intimità all’interno della magica cornice del castello. La Sala Lettura, con il suggestivo affaccio sul secondo cortile del castello, è l’ideale per godersi un buon libro accompagnato da un calice pregiato mentre il Pergolato, con il suo roseto bianco e la vista sulla vallata, offre un incantevole scorcio del paesaggio toscano e un luogo romantico dove passeggiare. Tecnologia, comfort e lusso si rispecchiano nella piscina esterna riscaldata con vista sulle colline toscane.

I ristoranti

Due deliziosi e raffinati ristoranti all’interno del resort – ristorante La Taverna e ristorante La Sala del Grappolo – aggiungono al piacere di soggiornare in un castello quello di degustare le prelibatezze del territorio e i prodotti di qualità a chilometro zero sapientemente adoperati da chef d’eccellenza per creare veri e propri capolavori culinari.

Le camere

Le camere e le suites, finemente arredate dal rinomato architetto d’interni Federico Forquet e decorate con accessori esclusivi, rendono l’esperienza di dormire in un castello ancora più confortevole e ricercata. Infine, la divisione degli spazi offre la possibilità di godere appieno di momenti di relax e intimità tra le mura del castello mentre gli arredi concorrono a soddisfare il massimo comfort ed eleganza per gli ospiti.

Chi ha inventato il vino: storia e curiosità

L’origine del vino è antichissima e le testimonianze su chi ha inventato questo pregiato prodotto si perdono nel passato più antico. La storia del vino, infatti, si intreccia con quella delle più antiche civiltà, con i miti della fondazione, con i grandi eroi della letteratura del passato e con la religiosità intrinseca nella cultura dei popoli primitivi. È una storia fatta di scoperte, di invenzioni e di innovazioni, e noi di Banfi siamo orgogliosi di aver lasciato la nostra impronta nella storia del vino in quanto pionieri dell’innovazione tecnologica unita alla tradizione.

Molte sono le civiltà o i personaggi a cui è stata attribuita l’invenzione del vino, ma attualmente gli studiosi non sono in grado di indicare con certezza chi ha inventato il vino e dove. Tuttavia, dato il grande interesse suscitato dalla storia del vino tra i produttori e gli estimatori di questa bevanda, archeologi ed esperti continuano a indagare, riportando notizie sempre nuove che fanno localizzare la nascita del vino in luoghi e tempi differenti.

Etimologia della parola vino

La parola italiana “vino”, che si mantiene piuttosto simile in quasi tutte le lingue romanze e non solo, deriva dal latino “vinum” che, a sua volta, trae origine dal greco classico “οἶνος”. L’origine comune della parola in tutte le civiltà di derivazione indo-europea testimonierebbe l’antichità di questa bevanda.

L’utilizzo di questa parola latina si sarebbe poi diffusa ai popoli che parlavano umbro, osco, falisco, leponzio e, successivamente, anche nelle lingue celtiche e germaniche. Anche i termini slavi utilizzati per riferirsi a questa bevanda sembrano derivare dal prestito latino.

Secondo altre teorie, il termine deriverebbe invece dalla parola sanscrita “vene”, caratterizzata dalla stessa radice di Venere, nome della dea romana dell’amore e del piacere, a connotazione della vocazione del vino legata al godimento e al piacere stesso.

Chi ha inventato il vino, secondo le diverse mitologie

Le grandi civiltà delle origini, dedite al consumo di vino sia per scopi rituali che per quelli di intrattenimento, hanno prodotto diversi miti di fondazione riguardanti la coltivazione della vite e la trasformazione dell’uva in vino. Miti che affascinano ancora oggi e che hanno dato origine a figure mitologiche, come il dio greco Bacco, diventate emblema del vino e della sua storia.

Antico Testamento e Cristianesimo

Secondo le testimonianze bibliche, l’inventore del vino è Noè che, dopo il Diluvio Universale, avendo trovato uno dei rami che Adamo aveva sottratto dal paradiso terrestre, piantò la prima vite e, trovati deliziosi i frutti, imparò a coltivarla sistematicamente e a ricavare il vino dai suoi grappoli. Ma questa non è l’unica attestazione del vino e della vite nell’Antico Testamento: alcune tradizioni vedono proprio nella vite e non nella mela il frutto proibito che comportò la cacciata di Adamo ed Eva dal giardino dell’Eden. Il tema del vino ritorna poi anche nel Cristianesimo, dove questa bevanda assume una funzione fondamentale durante l’Eucarestia, diventando il simbolo del sangue di Gesù Cristo.

Persia

Per i persiani, la scoperta del vino si intreccia invece con le imprese eroiche dello scià Jamshid, il quale riceve in dono il seme della vite come ringraziamento per aver salvato la vita ad una magica creatura. La leggenda narra che quando i grappoli della vite, una volta raccolti nelle giare, cominciarono a emanare un cattivo odore, Jamshid fece nascondere le giare in cantina, etichettandole come veleno. Una delle sue concubine, decisa a togliersi la vita per essere stata trascurata dal suo signore, bevve la bevanda ritenuta veleno ma anziché perire,scoprì gli effetti benefici del vino e informò subito il sovrano della sua scoperta, riguadagnandone il favore.

Chi ha inventato il vino secondo i greci

Secondo la mitologia greca, il dio Dioniso (Bacco per i romani), figlio di Zeus e della ninfa Semele, è chi ha inventato il vino. Il dio, giocando con gli acini d’uva tra le mani, ne fece scorrere il liquido dolciastro e, una volta assaggiatolo, fu colto da uno stato di allegria ed ebrezza. Scoprì poi che, più lo si lasciava riposare, migliore era il sapore. Inoltre, la stessa vite non sarebbe altro che il corpo di Ampelo, il giovinetto amato dal dio, trasformato in un vitigno dopo la sua tragica morte.

Dove è nato il vino: le scoperte archeologiche

Nonostante una delle credenze più diffuse collochi l’invenzione del vino in Egitto, le testimonianze archeologiche spostano la prima produzione del vino nella zona del Caucaso circa 10 mila anni fa. La più antica giara di vino mai rinvenuta (risalente al 5.100 a.C.) è stata scoperta infatti in un villaggio neolitico nella parte settentrionale dell’Iran mentre la più antica “casa vinicola” risale al 4.100 a.C. con sedein Armenia. Qui è stata infatti rinvenuta una grotta adibita alla fermentazione e produzione del vino, dove ancora oggi cresce spontanea l’uva selvativa.

Dal punto di vista della coltivazione, invece, la presenza della vitis vinifera, la pianta da cui ha origine la vite, è attestata in Cina fin dal 7.000 a.C. circa, in Georgia dal 6.000 a.C., in Iran fin dal 5000 a.C., in Grecia fin dal 4500 a.C., sulle rive del Mar Caspio e nella Turchia orientale.

Nel corso degli anni, sono state numerosi gli studi archeologici volti a confermare le diverse teorie sulla nascita del vino e a scoprire dove sia nato il vino. Le scoperte più recenti sembrano avvalorare la tesi più diffusa che vede nel Caucaso il luogo di origine del vino. Tra il 2007 e il 2010, in questa regione, è stata portata alla luce nei pressi del fiume Arpa una grotta con 3 locali interamente dedicati alla vinificazione.

Oltre ad alcuni semi divitis vinifera,gli studiosi hanno rinvenuto una cantina con una pressa per l’uva e un serbatoio per la fermentazione, insieme a diversi contenitori per il vino. I manufatti fanno datare il sito al 4.100 a.C. circa, ossia diversi secoli prima di quella considerata fino a poco tempo fa la più antica testimonianza di vinificazione della storia: un bassorilievo in una tomba dell’Antico Egitto datato intorno al 2.500 a.C.

Il vino: una storia di innovazioni e di invenzioni

Ripercorrere la storia del vino, del suo impiego presso le antiche civiltà e delle invenzioni che hanno portato alla nascita della bottiglia così come è conosciuta oggi è un percorso lungo e affascinante, ma che sottolinea ancora di più lo stretto legame dell’uomo con il vino.

Antichità

Nel mondo anticoil vino veniva considerato una bevanda pregiata.

IFenicine furono i più grandi produttori dell’epoca e, con i loro commerci, diffusero le tecniche di produzione del vino in tutto il Mediterraneo. Ma è in Grecia e a Roma che nasce una vera e propria cultura del vino, grazie all’importanza che i greci e i romani davano al Dio Bacco/Dioniso durante le loro celebrazioni. Tuttavia, per contrastare lo stato di ebrezza dato dal vino, ritenuto poco consono ai costumi dell’epoca, i romani avevano l’abitudine di diluirlo con l’acqua.

Medioevo

Nel Medioevo l’utilizzo del vino nella liturgia eucaristica favorì la trasmissione delle antiche tecniche vinicole, nonché la creazione della “ricetta” del vino così come la conosciamo oggi, senza gli aromi e le erbe con i quali invece gli antichi arricchivano la bevanda.

Età moderna e invenzioni

Nell’età moderna si attestano le grandi scoperte alimentari del XV-XVIII secolo, ad esempio della birra, del tè e della cioccolata, che arrivano in Europa mentre il vino inizia a essere esportato nel Nuovo Mondo.

Nonostante i manufatti in vetro abbiano fatto parte della cultura materiale dell’uomo fin dalla Preistoria, così come il vino, è solo nel ‘600 che viene prodotta la prima bottiglia da vino, la cosiddetta “English Bottle”, antenata delle moderne bottiglie. Alcune fonti ne attribuiscono la paternità al filosofo e pensatore inglese Kenelm Digby, sebbene la bottiglia di vetro da vino sia stata brevettata dall’ufficiale della British Royal Navy John Colnettin seguito.

Un’ulteriore tappa fondamentale nella storia del vino è stata l’invenzione del tappo di sughero che, grazie alla sua porosità, crea un perfetto equilibrio tra l’aria contenuta nella bottiglia e quella esterna, permettendo il processo di invecchiamento.

Nonostante non si sappia con sicurezza chi ha inventato il vino, è certo che la sua invenzione ha lasciato un segno nella nostra storia agroalimentare.

Quanti calici si possono fare con una bottiglia di vino?

Che si tratti di una cena romantica o di un brindisi in famiglia, ecco come capire quanti calici ci sono in una bottiglia di vino.

Quanti calici si possono fare con una bottiglia di vino?

Un pranzo in famiglia, una cena di lavoro o un’occasione speciale vanno sempre accompagnati da una buona bottiglia di vino che si sposi con il menu e con i gusti degli ospiti. Inoltre, per la buona riuscita della cena, è importante sapere quanti calici con una bottiglia di vino si possono servire, così da aprire un numero adeguato di bottiglie.

Il vino, infatti, a differenza di altre bevande come la birra o le bibite gassate, non deve mai riempire del tutto il bicchiere ma seguire regole precise a seconda della tipologia di calice adoperato e del vino scelto, al fine di valorizzare al meglio profumo, consistenza e sapore di quest’ultimo.

A ogni vino il suo bicchiere

L’arte di portare in tavola il vino e abbinarlo alle specifiche portate non si limita alla scelta della bottiglia ma riguarda anche la scelta del tipo di calice e la giusta quantità di vino da versare in esso, così da sapere in anticipo quanti calici si possono riempire con una bottiglia di vino.

La tipologia di bicchiere da vino più utilizzata è il calice a tulipano, che si adatta sia ai vini bianchi che ai rossi classici. Per i vini rossi invecchiati, invece, si predilige il calice con la coppa panciuta, in modo da far respirare ulteriormente il vino affinché sprigioni il suo bouquet di profumi e sapori.

Per gli spumanti e i vini molto frizzanti, il calice ideale è il flûte, con la coppa alta e slanciata che permette di apprezzare il perlage di questa tipologia di vino. I calici per vini da dessert, infine, sono più piccoli di quelli tradizionali e hanno una forma caratteristica: la coppa panciuta per esaltare gli aromi e l’apertura stretta per farli giungere direttamente al naso.

Quanti calici con una bottiglia di vino rosso o bianco fermo

I vini rossi o i bianchi fermi sono i più apprezzati sulle tavole degli italiani, per cui è importante sapere, ad esempio, quanti calici si possono ottenere da una bottiglia da 750 ml.

La regola vuole che il calice da vino a tulipano non sia mai riempito interamente ma soltanto per un terzo e mai oltre i due terzi del bicchiere. Questo permette al vino di sprigionare il suo ventaglio di profumi e aromi, nonché agli intenditori di testarne la brillantezza del colore e la consistenza.

Come detto in precedenza, i vini bianchi fermi e i rossi giovani vanno serviti in calici a tulipano di medie dimensioni mentre i rossi strutturati in calici a tulipano leggermente più ampi. In ogni caso, la quantità ideale di vino da versare è di circa 150 ml. Di conseguenza, da un bottiglia standard di 750 ml si ottengono 5/6 bicchieri di vino.

Quanti calici con una bottiglia di spumante?

Per i calici da spumante o flûte, la quantità da versare nel bicchiere per un brindisi perfetto ed elegante è sempre 150 ml circa, poiché la regola impone di riempire il 90% del flûte. Quindi, da una bottiglia di spumante, ad esempio, da 750 ml si ottengono circa 5 bicchieri.

Vini da dessert: quanti bicchieri

Le bottiglie dei vini passiti o di quelli da dessert sono discretamente più piccole (generalmente da 500 ml) rispetto a quelle dei vini da portata e questo vale anche per i bicchieri: più piccoli e dalla forma particolare. La quantità di vino da versare è di circa 90 ml, quasi la metà del calice. Si potranno quindi ricavare 5/6 bicchieri.

Il bicchiere da degustazione

Una nota a parte riguarda il momento della degustazione, ad esempio quando si visitano le cantine. La International Organization for Standardization ha codificato nel 1970 le misure del calice da degustazione utilizzato durante gli eventi ufficiali, chiamato calice ISO.

Questo calice ha una forma particolare, con una pancia di medie dimensioni e un’apertura più stretta rispetto ad essa, che consente una perfetta concentrazione degli aromi. Per una degustazione, la quantità di vino versato deve essere di circa 50- 100ml. Di conseguenza, da una bottiglia si potranno ricavare dai 7 ai 15 bicchieri circa.

5 borghi da non perdere in Toscana

Durante il tuo soggiorno presso Castello Banfi non mancare una visita ai borghi più suggestivi della Toscana. Ecco i nostri consigli.

5 borghi da non perdere in Toscana

Firenze, Pisa, Siena e Lucca sono città ricche d’arte e di storia che richiamano turisti da ogni parte del mondo. Tuttavia, le città d’arte non sono l’unica attrazione della Toscana, anzi: sempre più viaggiatori italiani e stranieri scelgono di fuggire dalle grandi città per rifugiarsi nella tranquillità dei borghi toscani, luoghi da fiaba in cui il tempo sembra essersi fermato.

Il numero dei piccoli borghi da visitare in Toscana è molto ampio: alcuni famosi, come Montalcino, altri meno noti ma ugualmente suggestivi, come Rocca d’Orcia, sono mete ideali per chi ama passeggiare tra le viuzze strette e le scalinate di pietra, per chi vuole ammirare paesaggi belli da togliere il fiato in ogni periodo dell’anno, e per chi vuole ripercorrere la storia della regione del Chianti e del Brunello.

I borghi più belli da visitare

Che siano circondati da colline coltivate a vigneti e uliveti, o che siano arroccati intorno ad una fortezza medievale, ecco alcuni dei borghi più belli da visitare in Toscana nelle vicinanze di Castello Banfi Wine Resort.

Montalcino

Montalcino deve la sua fama al celebre Brunello e agli altri vini pregiati che nascono sulle colline che circondano questo borgo, oltre ad essere uno dei borghi della Toscana più belli da visitare. È infatti un luogo ricco di fascino, tra suggestioni paesaggistiche e monumenti storici, ma anche culturalmente vivace, non solo per chi ama il buon vino.
Il principale punto d’interesse è l’imponente fortezza di Montalcino, una rocca che domina la vallata sottostante e che in estate diventa la location d’eccezione per il Jazz & Wine in Montalcino. Altri luoghi da visitare assolutamente sono il Duomo di Montalcino, che ospita un bellissimo organo a canne, e il Palazzo dei Priori (oggi sede del Comune), con una torre alta e stretta tipica dell’architettura comunale.

Sant’Angelo in colle

A pochi chilometri da Montalcino sorge il borgo medievale di Sant’Angelo in Colle, uno tra i borghi toscani da visitare quando si viaggia in questa regione. Il paesino sorge su una collina nel cuore della Val d’Orcia, circondato da vigneti e terreni coltivati.
Ai turisti che varcano le porte di questo borgo sembrerà di essere tornati indietro nel tempo: saranno accolti da un grande torrione di pietra (è quello che resta dell’antica cinta muraria), potranno passeggiare tra i vicoli medievali e potranno ammirare la piccola Piazza Castello, con le sue chiese e i suoi palazzi storici, cuore pulsante del turismo artistico, culturale e gastronomico di questo borgo toscano.

Castiglione d’Orcia

Castiglione d’Orcia offre a chi visita i borghi della Toscana uno dei panorami più mozzafiato d’Italia: nella sua frazione di Rocca d’Orcia sorge la Rocca di Tentennano, una fortezza un tempo inespugnabile lungo la via Francigena e oggi punto panoramico d’eccezione da cui ammirare le colline della Toscana dall’alto.
Il borgo sembra un vero e proprio paesaggio da cartolina, con le case rurali che si arrampicano sulla collina intorno alla Rocca Aldobrandesca, simbolo della famiglia feudale che regnò su queste terre e ora emblema del borgo stesso.

Santa Fiora

Il borgo di Santa Fiora è un piccolo gioiello incastonato tra le colline toscane, circondato da castagni e bagnato dal fiume Flora. Si tratta di una meta ideale per chi vuole fare un tuffo nel passato e godere delle bellezze della natura circostante.
Tra i piccoli borghi della Toscana da visitare, quello di Santa Flora è infatti un interessante connubio tra storia e natura selvaggia: passeggiando per le viuzze in salita potete ammirare il terziere di Castello, la parte più antica del centro storico con le sue fortificazioni, oppure potrete dedicarvi al trekking e alle escursioni sul vicinissimo Monte Amiata.

Castello di Poggio alle Mura, oggi meglio conosciuto come “Castello Banfi”

Poggio alle mura, in provincia di Siena, è tra i borghi più caratteristici da visitare in Toscana. La sua storia è molto antica, se si tiene conto dei resti della villa romana scoperti proprio sotto il castello. Il suo massimo splendore risale al Medioevo, grazie alla sua posizione strategica tra la Maremma e la val d’Orcia.

Chi visita questo borgo in Toscana non può non rimanere affascinato dalla bellezza di Castello Banfi, una superba roccaforte medievale perfettamente integrata nel paesaggio, che getta la sua ombra rassicurante su tutto il borgo. Il castello attualmente ospita il Museo della Bottiglia e del Vetro intitolato a J. Mariani, luogo in cui sono custoditi alcuni impareggiabili reperti vitrei di epoca romana e la bellissima “Portatrice” di Picasso.

Dove soggiornare per visitare i borghi in Toscana?

All’interno del borgo di Poggio alle mura si trova il Castello Banfi Wine Resort, un hotel di lusso con ogni comfort, un luogo perfetto in cui soggiornare per visitare i borghi toscani nei dintorni e per gustare le prelibatezze gastronomiche della regione.
Circondato da vigneti e uliveti, nel cuore della tenuta Banfi, l’Hotel Il Borgo offre la possibilità di soggiornare in eleganti camere arredate con gusto in perfetto stile toscano e di rilassarsi all’ombra di Castello Banfi nuotando nella bellissima piscina all’aperto riscaldata o assaporando un calice di vino Banfi sulla terrazza panoramica mentre lo sguardo si perde tra le bellezze di questo borgo toscano.

Quando si vendemmia in Toscana?

Quando inizia la vendemmia in Toscana? E nelle altre regioni d’Italia? Scopri di più su qual è il periodo migliore per fare la vendemmia.

Quando si vendemmia in Toscana?

La Toscana è una delle regioni italiane più belle, non solo per le attrazioni culturali e culinarie, ma anche per le bellezze paesaggistiche: a seconda della stagione, infatti, si possono ammirare scenari sempre diversi, e tutti belli da togliere il fiato.

Uno dei paesaggi che attira sempre più turisti è quello lussureggiante delle colline toscane, dove si estendono i filari d’uva e dove si trovano i più eleganti wine resort, come quello di Castello Banfi. Tra i periodi dell’anno ideali per visitare la Toscana vi è quello della vendemmia.

La vendemmia in Toscana viene fatta principalmente nei mesi di settembre e ottobre. Le date precise variano però ogni anno poiché la maturazione dell’uva dipende da diversi fattori, spesso non prevedibili con largo anticipo. Durante i mesi che precedono la vendemmia, gli esperti studiano i grappoli d’uva per stabilire quando raggiungeranno il grado di maturazione ideale.
Inoltre, non tutte le uve maturano nello stesso periodo: ci sono varietà precoci e varietà tardive. Le uve precoci, come ad esempio quelle del vitigno Chardonnay, si raccolgono nei primi giorni di settembre, e in alcuni casi, se il clima è favorevole, anche durante il mese di agosto.

Le uve tardive invece, come il Cabernet Sauvignon, si raccolgono verso la fine di settembre e durante i primi quindici giorni di ottobre.

La Toscana, proprio per la varietà del suo paesaggio e delle relative condizioni climatiche e caratteristiche del suolo, ospita vitigni con diversi periodi di maturazione. A seconda delle caratteristiche della vigna, quindi, la vendemmia può essere fatta da fine agosto a inizio ottobre.

Quando si vendemmia nelle altre regioni d’Italia?

Anche in questo caso il periodo della vendemmia dipende dalla varietà delle uve e dai fattori climatici. In Sicilia, ad esempio, la vendemmia inizia già ai primi di agosto per quelle uve che poi verranno utilizzate per la produzione di spumanti, mentre in alcune zone del Piemonte e del Trentino-Alto Adige si aspetta fino a novembre.

Come capire quando vendemmiare?

I cambiamenti climatici, il venir meno delle mezze stagioni e le piogge improvvise e spesso violente sempre più frequenti anche nei mesi invernali stanno mettendo a dura prova vitigni e viticoltori. Temperature più alte possono anticipare invece il periodo della maturazione, ma anche modificare alcune caratteristiche aromatiche e chimiche delle uve e, di conseguenza, dei vini.
Ecco perché, per capire quando vendemmiare è necessario valutare sul posto il grado di maturazione delle uve. Ci sono diversi elementi da tenere in considerazione per sapere se il grappolo è maturo o meno, e sono principalmente due:

  • colore,
  • rapporto tra acidi e zuccheri.

Il colore dipende dalla tipologia di vitigno: le uve bianche mature sono di colore giallo ambrato (mentre in fase di maturazione sono verdi), mentre le uve rosse sono di colore nero quando sono mature (di colore rosa pallido quando sono ancora acerbe).
Per quanto riguarda invece il rapporto tra acidi e zuccheri, le uve mature avranno una maggiore concentrazione di zuccheri e una minore concentrazione di acidi.

Tradizione e tecnologia per sapere quando si fa la vendemmia

Il metodo più tradizionale per valutare il grado di maturazione dell’uva, e quindi quando si fa la vendemmia, è l’analisi sensoriale dell’uva, che si effettua scegliendo tre acini campione dal vigneto:

  1. come prima cosa si esegue l’analisi tattile, comprimendo l’acino tra le dita per valutare la sua consistenza: più è morbido, più è maturo;
  2. successivamente si passa all’analisi visiva. Come abbiamo detto in precedenza, si valuta se il colore dell’acino corrisponde alle aspettative;
  3. infine, si procede all’esame gustativo, valutando il grado di acidità e intensità tannica della buccia.

La tecnologia viene invece impiegata per valutare l’acidità tonale e la presenza di zuccheri: sono sempre di più le grandi aziende che integrano metodi tradizionali di valutazione delle uve con analisi in laboratori specializzati per essere sicure di cogliere il momento perfetto in cui iniziare la vendemmia.

Dove alloggiare per assistere alla vendemmia in Toscana?

Quella della vendemmia, quindi, non è una semplice raccolta, ma una vera e propria arte, ecco perché è davvero affascinante e istruttivo assistervi.

Soggiornando presso un wine resort, come il Castello Banfi, girando per la tenuta durante il periodo della vendemmia, può capitare di assistere alla raccolta delle uve e vivere un’esperienza unica.

La vendemmia a Castello Banfi, nonostante l’ampiezza dei vitigni, viene eseguita in parte a mano e in parte a macchina. La raccolta del Sangiovese, una varietà di vitigno tardivo rispetto ad altre, ma unica ed esclusiva per la produzione del Brunello di Montalcino, si effettua indicativamente verso l’ultima settimana di settembre. Se volete quindi essere presenti quando si vendemmia in Toscana e soggiornare presso Castello Banfi Wine Resort, settembre è il mese ideale.

Vino bianco di Montalcino: quale scegliere?

Nonostante il nome della città di Montalcino sia legato soprattutto alla produzione di Brunello, tra i vini rossi più apprezzati in tutto il mondo, nella zona di Montalcino non mancano certo i vini bianchi in grado di competere con esso per qualità e carattere.

I vini bianchi di Montalcino hanno infatti il grande pregio di raccontare la storia di questo angolo di Toscana baciato dal sole e impreziosito da vitigni che si estendono a perdita d’occhio e di racchiudere in un calice il carattere e la forza di questa terra.

Moscadello: il bianco storico di Montalcino

Il vero vino storico di Montalcino, conosciuto e apprezzato fin dal Rinascimento, è proprio un bianco: il Moscadello, la cui pregevolezza è stata decantata da poeti e scrittori che hanno avuto la fortuna di assaggiarlo.

Già nel Cinquecento,Sante Lacerio, storico dell’enologia e bottigliere di Papa Paolo III, ne apprezzava il sapore amabile e moderatamente dolce, mentre il suo contemporaneo, lo scrittore Paolo Aretino, ringraziava vivamente un amico per aver ricevuto in dono una bottiglia di Moscadello, “tondotto, leggiero, e di quel frizzante iscarico che par che biascia”. E Ugo Foscolo, durante il suo soggiorno fiorentino, era solito risollevare il suo animo dalle avversità della vita con un bicchiere di Moscadello.

La fama del Moscadello come vino bianco di Montalcino tra i più rinomati di tutta la Toscana è giunta fino all’Ottocento, resistendo anche alla concorrenza dell’ormai più famoso Brunello, diventato il simbolo di Montalcino. Tuttavia, a cavallo tra fine Ottocento e inizio Novecento, quasi tutti i vitigni di uva moscadella della Toscana furono distrutti dall’attacco della fillossera della vite. Solo in anni recenti la sua coltivazione è stata rilanciata da aziende profondamente legate al territorio montalcinese, alla sua storia e alla sua vera vocazione enologica, come noi di Banfi.

Le varietà che si coltivano a Montalcino

Nella zona di Montalcino si coltivano diverse varietà di uve a bacca bianca dalle quali si ricavano vini bianchi pregiati.

I vitigni più diffusi sono lo Chardonnay, il Pinot Grigio, il Sauvignon Blance il Moscadello, tutte varietà che ben si adattano al clima toscano e in particolare alle colline che circondano Castello Banfi, a qualche chilometro da Montalcino, simbolo iconico dell’azienda. Ecco, quindi, quali sono i vini bianchi di Montalcino da noi prodotti.

San Angelo Pinot Grigio

Il San Angelo è un vino ricco, piacevole al naso e al palato. Il suo profumo è inebriante, con un ricco bouquet floreale e note di agrumi, mentre in bocca si fondono sapientemente in un delicato equilibrio acidità e sapidità. Il finale è lungo e persistente. Un Pinot Grigio strutturato e morbido che si rivela una piacevolissima sorpresa.

Nasce dal Pinot Grigio coltivato nei vigneti della tenuta ed è perfetto per accompagnare piatti leggeri a base di pesce, in particolar modo crostacei e molluschi o le insalate di mare, ma dà il suo meglio anche con le carni bianche e le verdure grigliate. Perfetto anche come vino da aperitivo, questo vino bianco di Montalcino si abbina ottimamente con gustosi formaggi toscani ed è consigliato servirlo alla temperatura di 10°-12°C.

Fontanelle Chardonnay

Il Fontanelle è la bottiglia che non può mancare nella cantina privata di ogni amante del buon vino. Nasce dalla migliore selezione di Chardonnay prodotto nella tenuta Banfi e, grazie all’affinamento in rovere francese, acquisisce quel sentore di sambuco e vaniglia che lo rendono così apprezzato dai palati più raffinati.

Come tutti i vini bianchi della zona di Montalcino, anche il Fontanelle è profondamente legato al territorio, con una struttura morbida e ben bilanciata, complessa ma al tempo stesso elegante e raffinata e dal finale persistente.

È l’ideale da stappare durante una cena romantica o un’occasione di festa, soprattutto se il menu prevede piatti di pesce elaborati, come le linguine all’astice o i calamari farciti. Non va sottovalutato però il potenziale di questo vino anche per accompagnare le carni bianche, cotte alla griglia o al forno. Si consiglia di servirlo alla temperatura di 12°-14°C.

Serena Sauvignon Blanc

Il Serena, tra i vini bianchi di Montalcino prodotti da Banfi racchiude in sè tutta l’anima montalcinese, i superbi paesaggi del borgo e delle colline circostanti, la passione di chi lavora nelle vigne come si faceva una volta e il profumo dell’uva appena raccolta.

Viene prodotto da Sauvignon Blanc coltivato nella tenuta Banfi e reso unico dalle caratteristiche del suolo e dal microclima della zona di Montalcino. Il Serena ha un profumo intenso e caratteristico della varietà, con sentori di ortica e foglie di pomodoro, e un sapore ricco e persistente.

Ad un vino deciso come questo è necessario abbinare piatti di carattere, ricette elaborate di pesce sia per antipasti che per secondi piatti. E se amate la cucina vegetariana, non c’è vino bianco di Montalcino migliore di questo: il suo sapore leggermente speziato lo rende il vino ideale da abbinare alle verdure di stagione.  Consigliamo di servirlo alla temperatura di 10°-12°C.

FloruS Moscadello di Montalcino Vendemmia Tardiva

Il FloruS è un Moscadello di Montalcino D.O.C. da vendemmia tardiva ed è la bottiglia perfetta da stappare a fine pasto se si vuole chiudere in bellezza una cena in famiglia o tra amici. Si tratta di un vino da dessert estremamente bilanciato, nel quale la dolcezza dei residui zuccherini e una buona acidità si alternano per dare vita a un vino equilibrato e setoso, dal finale molto persistente, quasi un passito.

Si può abbinare a dessert di ogni tipo, ma i suoi aromi fruttati e la sua consistenza vellutata sono esaltati ancora di più se accompagnati da dolci secchi come i ricciarelli o i cantucci, tipici della pasticceria toscana. Perfetto, inoltre, anche con formaggi stagionati. Suggeriamo di servire il FloruS alla temperatura di 10°-12°C.

Brunello di Montalcino: gli abbinamenti consigliati

Il Brunello di Montalcino è uno dei vini rossi italiani più apprezzati dagli intenditori di tutto il mondo. Vino di grande spessore e profondità, dai profumi intensi e sapore pieno ed elegante, rimanda alla mente il territorio da cui proviene.

Per il Brunello di Montalcino si preferisce l’abbinamento con piatti succulenti dal sapore deciso e intenso, strutturati e ricchi di salse.

Brunello di Montalcino: le caratteristiche del vino

Il colore è rosso intenso, rubino, con riflessi color granato, che lo rendono inconfondibile anche al primo sguardo. Il profumo è molto dolce, con sentori di frutta fresca che si sposano elegantemente con note di tabacco e liquirizia. La struttura è potente, con un ottimo equilibrio tra carica tannica e acidità, che stuzzica piacevolmente il palato.

Per ottenere queste caratteristiche, vengono impiegate le migliori uve del vitigno Sangiovese, maturate secondo i tempi dettati dalla natura sulle colline della tenuta Banfi, fermentate a temperatura controllata in tini combinati in acciaio e rovere francese Horizon in botti di rovere francese per almeno 2 anni.

Come abbinare il Brunello di Montalcino

Una volta apprese le caratteristiche pregiate di questo vino, sorge spontanea la domanda “come abbinare il Brunello di Montalcino?”

Non si tratta di un vino semplice da abbinare per il suo gusto deciso e la struttura importante. Come anticipato, le regole per abbinare il Brunello di Montalcino sono fondamentalmente due:

  • non scegliere piatti troppo delicati;
  • preferirepietanze umide, con salse da carattere vigoroso.

La forte presenza di tannini, infatti, potrebbe risultare un po’ dura ai palati più sensibili, creando quindi una spiacevole sensazione di secchezza: salse, sughi e creme aiutano a diminuire questa sensazione, creando un contrasto di sapori molto piacevole e ricercato.

Piatti di carattere, quindi, per un vino altrettanto di carattere.

Gli antipasti

Partendo dagli antipasti, l’abbinamento più indicato è quello con i formaggi stagionati e perfetti quelli della Val D’Orcia come il Pecorino di Pienza stagionato in Barrique: il giusto connubio per assaporare il gusto della Toscana verace.

I primi

Tutte le ricette a base di funghi e tartufi si sposano alla perfezione con il Brunello di Montalcino, anche se l’abbinamento più consigliato è di sicuro quello con le pappardelle al ragù di cinghiale o con i pici, un altro tipo di pasta fatto a mano tipico della Toscana.

Le carni

Per quanto riguarda le carni, invece, questo vino si mostra altrettanto esigente: viene prediletta la carne rossa, sia di selvaggine che di pelo, preparata con salse dal carattere deciso e dai profumi forti.

Uno dei piatti della cucina toscana da abbinare al Brunello di Montalcino è, ad esempio, il peposo, uno stracotto tenerissimo che cuoce lentamente per quasi tre ore all’interno di un tegame di rame, con salsa densa e avvolgente. In alternativa, questo vino si abbina in modo sublime anche agli arrosti di carne.

Tra le ricette a base di selvaggina che si abbinano con il Brunello di Montalcino c’è senza dubbio anche l’anatra, scottata e servita su una riduzione di cipolle e aceto balsamico.

I dolci

Come abbinare il Brunello di Montalcino al dolce? Questo rosso d’autore non è propriamente un vino da dolce, ma il suo gusto deciso può essere esaltato se accompagnato da biscotti e cioccolatini fondenti con ripieno al liquore.

Consigli su come servire il Brunello di Montalcino

Infine, altra regola importante riguarda la temperatura di servizio e il calice da utilizzare per servire il Brunello di Montalcino.

Trattandosi di un vino molto corposo, si consiglia di aprirlo con un certo anticipo, oltre che a farlo decantare in una caraffa di cristallo prima di servirlo a tavola, se si tratta di un vino d’annata: l’ossigeno dell’aria risveglierà le qualità e gli aromi assopiti durante il lungo riposo in bottiglia.

La temperatura ideale è di 16-18°C, mentre il bicchiere raccomandato deve avere una forma ampia e panciuta, per accogliere tutte le fragranze che compongono il suo inimitabile profumo.

Degustazione vino: ecco come farla

É importante sapere che non bisogna essere dei sommelier professionisti per sapere fare una degustazione di vini: basta seguire alcuni consigli su come degustare il vino.

Consigli pratici per degustare il vino

Il primo consiglio per degustare il vino è quello di non compromettere i vostri sensi prima della degustazione. Ciò significa evitare di mangiare cibi pesanti, di masticare chewing gum o di fumare, ma anche di non utilizzare profumi o creme dalla fragranza troppo forte, perché potrebbero alterare le percezioni olfattive.

Il secondo suggerimento è di iniziare sempre dai vini più leggeri e proseguire con quelli man mano più corposi e strutturati.

Il terzo consiglio è quello di non toccare il calice con le mani: tieni il bicchiere dallo stelo per evitare che il calore della mano influenzi la temperatura del vino.

Degustare un vino: un’esperienza multisensoriale

Degustare un vino è un’esperienza completa dal punto di vista multisensoriale perché, come abbiamo visto, coinvolge la maggior parte dei sensi: la vista, l’olfatto e il palato.

La vista

Il primo senso coinvolto in una degustazione di vini è la vista: dal suo aspetto si possono già capire molte delle sue proprietà organolettiche, che durante le fasi successive della degustazione potranno essere confermate o meno. Le caratteristiche da tenere presente durante l’esame visivo sono:

  • colore
  • limpidezza
  • consistenza
  • effervescenza

Colore: bianco, rosso o rosé? E quali sono l’intensità e la tonalità? La varietà del vitigno, il processo di vinificazione, l’età del vino, la zona di produzione sono solo alcuni dei fattori che incidono su questo aspetto.

La seconda fase è la valutazione della limpidezza e della trasparenza, vale a dire la capacità o meno di far trasparire la luce e l’eventuale presenza di impurità o residui. Per farlo è necessario inclinare il calice di 45° su un fondo bianco e con una buona illuminazione.

Poi c’è la consistenza del vino, legata al contenuto di sostanze diverse dall’acqua e responsabili del suo profilo organolettico. Per esaminarla sarà necessario roteare il vino nel bicchiere per valutarne la fluidità, il primo dei motivi del notissimo gesto divenuto simbolo per antonomasia della degustazione di un vino.

Si potranno così osservare goccioline di vino che scendono lungo le pareti (in italiano si parla di “archetti”, in francese di “lacrime”). I vini più corposi, pesanti e ben strutturati scenderanno più lentamente, mentre i vini più leggeri, in particolare i vini bianchi, scenderanno più velocemente.

L’effervescenza è probabilmente la prima cosa che osserviamo nei vini spumantizzati o frizzanti. È lo sviluppo di bollicine, il perlage, che si forma dopo l’apertura di una bottiglia, conseguenza della liberazione di anidride carbonica che dissolvendosi fa liberare il gas, le cui bollicine creano la spuma tipica di questi vini.

L’olfatto

Una volta superato l’esame visivo, si passa a quello olfattivo, forse la parte più importante, ma anche la più difficile: è infatti necessaria molta pratica per riuscire a cogliere tutte le note olfattive. Tutti i vini presentano dei profumi che sono riconducibili ad oltre 200 diversi tipi di sostanze presenti in quantità anche minime nel vino, la cui combinazione produce un bouquet aromatico diverso da vino a vino, ma anche, in funzione delle condizioni di conservazione, da bottiglia a bottiglia.

L’odore di tappo, forse è riconoscibile anche ai meno esperti, mentre possono volerci diversi tentativi per individuare le innumerevoli fragranze che costituiscono il profumo di un vino.

Il nostro consiglio pratico su come degustare il vino con il naso è di procedere in due tre fasi:

  • in un primo momento,accostate il bordo del calice al naso, inspirate profondamente e poi allontanate il bicchiere, cercando di individuare il profumo più caratteristico;
  • successivamente,   fate roteare il bicchiere;
  • a questo punto, riavvicinate il calice al naso ed annusate di nuovo per cogliere le diverse note.

Il gusto

L’assaggio del vino è l’ultimo passaggio della degustazione e consiste principalmente nella valutazione delle sensazioni gustative che si percepiscono durante la permanenza del vino nel cavo orale. Le diverse sostanze presenti nel vino interagiscono con le papille gustative della lingua producendo degli stimoli che vengono poi passati in forma di impulsi nervosi al cervello. Inoltre, le gengive ed il cavo orale sono soggetti a stimoli di carattere “tattile” che producono a loro volta delle sensazioni, che vengono poi inviate al cervello in forma di impulsi.

Come si procede?

Il sorso deve essere discreto ed essere fatto cercando di inghiottire meno aria possibile. Assaggiate il vino con tutto il palato, non solo con la lingua, facendo in modo di distinguere, oltre ovviamente al sapore, anche la consistenza e la viscosità, e trattenetelo in bocca per tutto il tempo che vi occorre. Attendete qualche secondo per accertarvi del retrogusto.

Se volete mettere alla prova i nostri consigli su come degustare i vini, la nostra cantina è felice di ospitarvi per diversi tour di degustazione in compagnia di sommelier professionali.

Colline toscane: vivile in un resort

La magia di un castello immerso nelle colline toscane: scopri i pacchetti del Castello Banfi e goditi un’esperienza unica all’insegna di vino e relax.

Castello Banfi: il resort tra le colline toscane

La Toscana è una delle mete turistiche più ricercate dai turisti italiani e stranieri, soprattutto per coloro che cercano un fine settimana di relax lontano dallo stress cittadino o che vogliono vivere un’esperienza a stretto contatto con la natura, ma senza rinunciare al comfort e alla buona cucina. La soluzione ideale per visitare la terra del Brunello e del Chianti è quella di cercare un resort immerso nelle colline toscane.

La collina toscana e i resort

La collina toscana è uno dei simboli di questa regione, non solo perché il paesaggio è in prevalenza collinare, ma per la sinergia che si è creata nel corso dei secoli tra l’uomo e il territorio. Quando si pensa alle colline toscane, infatti, la prima immagine che ci viene in mente non è quella di una natura incolta e selvaggia, ma quella dei filari ordinati di viti, dei boschetti profumati di olivi, dei campi coltivati e dei piccoli borghi, in una perfetta commistione tra paesaggio naturale e paesaggio antropizzato.
E, tra le bellezze delle colline in Toscana, sorgono agriturismi e resort, strutture ricettive d’eccellenza perfettamente inserite nel paesaggio, anzi, in grado di valorizzarlo ancora di più. Un esempio è proprio il Castello Banfi Wine Resort, una struttura ricettiva tra le colline toscane che sorge nel borgo di Poggio alle Mura.

Castello Banfi

Soggiornare a Castello Banfi significa vivere la magia di un castello senza rinunciare all’autenticità della Toscana, svegliandosi ogni giorno in un incantevole borgo medievale, passeggiando tra vigneti e uliveti, rallegrando il palato con buon vino e cibo tradizionale, e godendosi l’ospitalità toscana.

La magia di un castello

Castello Banfi è un affascinante fortezza costruita tra il IX e XIII secolo su un’antica villa romana, in una posizione privilegiata tra Siena e la Maremma. Il turista in cerca di un resort tra le colline in Toscana non può far a meno di ammirare questa sagoma imponente ed elegante che svetta tra le verdi colline e i campi coltivati, suggestiva e affascinante come quella di un castello fiabesco.

E l’atmosfera che si respira è proprio quella di una fiaba, il che rende questo castello la meta ideale per chi è alla ricerca di una vacanza romantica in Toscana. Castello Banfi Wine Resort, infatti, offre la possibilità di soggiornare nel bellissimo Hotel Il Borgo, una struttura raffinata ed esclusiva con bellissime camere e suites arredate secondo lo stile toscano e dotate di tutti i comfort.

Nelle vecchie cantine del castello sorge il ristorante La Taverna, un caratteristico ristorante in cui si respira un’atmosfera d’altri tempi e dove assaggiare i piatti tipici della tradizione toscana resi ancora più autentici e prelibati dall’uso di ingredienti freschi e genuini coltivati proprio tra le colline toscane.

All’ombra del castello si trova invece l’elegantissimo Ristorante la Sala dei Grappoli (stellato) dove l’autenticità dei sapori di una volta si incontrano con la creatività e la genialità del nostro Chef, e dove potrete regalarvi un’esperienza culinaria davvero unica.

Tante attività all’aria aperta

Castello Banfi ha anche un lato “avventuroso” e vivace: le attività sportive da fare mentre si alloggia in questo resort nelle colline toscane sono moltissime, e adatte a tutti. Chi vuole stare a stretto contatto con la natura non può perdersi le bellissime passeggiate a cavallo o le escursioni in mountain bike in Val d’Orcia, mentre chi cerca il relax all’ombra del castello può approfittare dei diversi massaggi prenotabili presso la struttura.

Anche il golf è una delle attività di cui è possibile godere in zona: per i nostri ospiti ci occupiamo personalmente di organizzare una giornata o mezza giornata presso uno dei campi da golf nei dintorni, occupandoci delle prenotazioni e dell’organizzazione, e lasciando agli ospiti soltanto il divertimento.